L’ennesima bufala allarmista sull’Ilva di Taranto

di Gianni Puglisi Commenta

Sciacallaggio o semplici informazioni non accurate e correttamente verificate per sciatteria? Difficile capire il motivo che scatena la macchina della disinformazione virale sull’Ilva di Taranto, anche perché è sicura garanzia di clickbait. L’ultimo episodio, che non sarà l’ultimo ma solo più il recente, riguarda il video pubblicato su youtube da Fabio Matacchiera del Fondo Antidiossina.
Un filmato di tre minuti, risalente alla tarda sera dello scorso 10 dicembre, in cui è ripreso l’esterno dello stabilimento mentre dalle ciminiere fuoriesce una presunta “colonna di fumo”. Matacchiera con enfasi si concentra sull’inquinamento e sul pericolo per la salute di tutti i tarantini, escludendo che quel fenomeno emissivo possa trattarsi di “vapore benefico”.
Non tiene però conto della possibile illusione ottica, ed è proprio su questo che un sito on line lo smentisce. Il Fondo Antidiossina, che pure è stato ripreso dall’Ansa e da altre testate che non hanno effettuato le opportune verifiche, ha torto: quello che si vede nel video è proprio vapore, in quanto quelle immagini si riferiscono alle regolari fasi di spegnimento del carbon coke che avviene nel reparto cokeria dello stabilimento, operazione ripetuta più volte durante il giorno, ma che durante le “ore chiare” non crea la stessa illusione ottica e quindi la stessa suggestione.
Quando questo evento emissivo si verifica in presenza di umidità e con le luci notturne dello stabilimento, l’effetto ottico è infatti tale da farlo sembrare fumo. In realtà, però, ciò che dall’esterno è visto come “una colonna di fumo”, ed è ciò che Matacchiera sostiene nel video, si tratta invece di vapore, la cui emissione è monitorata con la frequenza prevista dal piano di monitoraggio e controllo dell’Aia. I risultati delle attività, a questo proposito, mostrano costantemente valori al di sotto dei limiti autorizzati e che i dati vengono regolarmente comunicati alle autorità competenti e agli enti di controllo.
Dunque bisognava fare più attenzione prima di diffondere un’ennesima bufala allarmista sull’Ilva.

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