E’ il secondo libro che scrive Barbara D’Urso, che conduce con successo “Pomeriggio Cinque”, sulla rete ammiraglia Mediaset, ma anche colei che è appena uscita dalla negativa esperienza di “Baila”, chiuso per ascolti molto bassi, vicenda contorta che ha occupato per mesi le cronache televisive, forse per lo stress aveva avuto anche un malore in diretta. Il nuovo libro non è un romanzo, ma racconta tutta la sua vita, senza filtri, il titolo è “Tanto poi esce il sole”, che lascia intendere quale potrebbe essere il contenuto del libro, si soffre, si superano tante difficoltà ma, ad un cento punto, la tempesta passa e torna sempre il sereno.
Il libro esce il 22 novembre prossimo, il racconto parte da quando Barbara D’Urso aveva solo undici anni, quando perde la madre, per arrivare a quelle scudisciate di suo padre. Barbara D’Urso si lascia intervistare dal settimanale “Chi” per anticipare il contenuto del libro, di sua madre racconta di non ricordarsi molto, era molto piccola, ha dimenticato tutti gli episodi belli, non c’è traccia nella sua memoria, neanche con l’aiuto di un analista. Quelli brutti sì, ed allora ha deciso di chiederli ad amici e parenti, la parte più divertente è quella dei suoi primi fidanzatini: “Ho scoperto molte cose che non sapevo, altre sono rimaste senza risposta”.
La famiglia ha raccontato a Barbara D’Urso l’estrema rigidità dei metodi educativi di sua madre, la cena doveva essere alle sette e mezzo in punto, e non doveva distrarsi, se faceva qualche marachella, la punizione era essere chiusa in uno stanzino, nonostante la malattia, la amma alzava in aria un cucchiaio di legno per intimidazione: “Era il suo modo di educarmi e di amarmi perdutamente”.
Entrambi i genitori di Barbara D’Urso erano molto severi nell’educazione, se sua madre la intimidiva con un utensile da cucina, suo padre passava alle via di fatto:
“Ricordo bene le scudisciate sulla schiena con il frustino da cavallo una volta che a 15 anni tornai in ritardo. Ma c’erano anche altre umiliazioni. Un episodio che non c’è nel libro riguarda quando, una sera a tavola, io gli risposi male, lui prese la zuppiera e me la rovesciò sulla testa, con tutti gli spaghetti, capperi e olive che mi scendevano addosso. Adesso che sono adulta lo comprendo, era il suo modo per cercare di gestirmi, aveva paura di me, che a 15 anni ero già molto carina”.
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